Lacerto I

Sono passati dieci anni da questo scritto o lacerto, brandello di riflessione. Era un buon inizio, ma ero troppo ambizioso e non avevo ancora risposte alle domande che ponevo: ecco perché avevo finito per scrivere solo questa introduzione che ripropongo qui.

LACERTO I

Prima di iniziare a creare è forse necessario domandarsi perché come e cosa creare? Chi effettivamente si pone queste domande? Quale artista ha la consapevolezza necessaria che gli permetta di rispondere in modo netto e avvertito sull’essenza della creazione? Ci viene da dubitare sulla necessità della teoria prima della pratica e ipotizziamo che l’intuizione e l’istinto siano più che sufficienti o addirittura siano la sola cosa discriminante. Spesso accade infatti che un ottimo critico non sappia creare alcunché e viceversa che un artista non sappia dire nulla su ciò che fa. Non stupisce, è nell’ordine delle cose che sia così, è diventata una verità addirittura banale quella per cui il critico conosce l’opera dell’autore meglio che l’autore stesso. Tuttavia, come non vedere che senza una critica dell’esistente, senza un pensiero che sappia, anche se non del tutto coscientemente, indirizzare le forze creative verso l’analisi corrosiva dell’esistente, senza gli strumenti di consapevolezza che derivano da differenti esperienze culturali, nulla salverà l’artista dal conformismo (o da un conformismo dell”anticonformismo), dalla ripetizione del canone estetico appreso e corrivo che ha valore solo perché praticato dalla maggioranza; nulla salverà l’artista da disegnare foglie di fico per la contemporanea assenza di gusto. Da qui deriva la necessità di indagare di nuovo la creazione come processo, come atto, nei suoi elementi primordiali. Bisogna risalire alla domanda fondamentale chiedendosi prima di tutto: che senso ha oggi la creazione nell’arte visiva? Quando si è già detto tutto, raffigurato tutto, la bellezza suprema e la sua distruzione, ha ancora senso dipingere o dedicarsi a raffigurare qualcosa? Oggi, che siamo invasi da immagini, da stimoli, da bellezza così convenzionale da passare inosservata, che tutto è sofisticato e omologato nello stesso tempo, che nuove tecniche vengono inventante ogni giorno e passano di moda il giorno successivo, ha ancora senso prendere in mano i pennelli, le matite, piazzare da qualche parte il cavalletto o mettersi davanti a uno schermo e, dimentichi di tutto, creare? Indagare il senso della creazione in arte visiva, di un gesto che è così arcaico da risalire fino agli albori della cultura dell’uomo, alle pitture rupestri, ecco l’ardua ricerca che ogni artista dovrebbe tentare e che si tenterà. Si cercherà di proporre lacerti di pensiero estetico, che potranno nutrire chi è alla ricerca di stimoli per il proprio percorso, per la riflessione critica sul fare arte e in particolare arte visiva. Brandelli di carne dell’artista, smembrato come Dioniso, diventeranno nutrimento spirituale per chi avvertirà la necessità di questa ricerca. Il mio scopo è stabilire un contatto con te artista, ipocrita lettore, mio simile, mio fratello.

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