Prometeo

L’autoritratto è sempre stato uno sdoppiarsi, un modo per l’artista di vedersi attraverso un altro, un doppio. Si tratta di riflettere e di fare il punto della situazione sullo “stato dell’arte”, vale a dire sulle condizioni attuali della creazione. Lo specchio in cui il pittore si rimira è la capacità di creare visioni. Saremmo troppo semplici se pensassimo che ritraendosi l’artista volesse semplicemente presentarsi, o mostrarsi, o coincidere con sé; egli vuole dare conto di ciò che gli permette di uscire da sé: che cosa è la visione se non il divenire altro,  se non un movimento estatico e lasciare parlare l’Altro?

Prometeo, 60 x 80 cm, mista su tela, anno 2009

Questa è un’ opera molto elaborata. Una rappresentazione in chiave contemporanea e teatrale di un mito classico e in particolar modo romantico, quello di Prometeo. Nei cui panni (peraltro assenti dato che è nudo) mi sono ritratto.
Ciò che pochi hanno rilevato è che il pubblico, la folla che si gode questo spettacolo, è alle spalle di Prometeo, mentre a rigor di logica dovrebbe essere davanti (è diventata parte della rappresentazione) e che la ferita è una cerniera, una zip, come per sottolineare che la ferita è volontaria, una sfida al cielo e agli dei.

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