Dis-piegare la notte d’oro

Dis-piegare la notte d’oro
mista su carta
42×58 cm

9 pensieri riguardo “Dis-piegare la notte d’oro

  1. la bambina è tormentata e l'animale (che non sono riuscita ad identificare con chiarezza) annusa la sua paura per conoscerla…

    mi piace molto questo accostamento…l'animale che si avvicina all'uomo, quasi vorrebbe consolarlo!

    ciao Daniele 🙂

  2. L'animale non è identificabile precisamente anche per me: è un ibrido e come tale sfugge alla identificazione, forse è il sogno della bambina, sfuggire per magia alla identificazione.
    Grazie Carla per la tua lettura interessante.
    Daniele

  3. Grazie Joshua per il tuo apprezzamento. In realtà il titolo è nato dopo, come sintesi di ciò che è nato rappresentando. Il nome è stato dato da me “a ragion veduta”. E devo dire che questa volta più che altre sono soddisfatto di esso. Ci sono l'ossimoro e i contrasti riflessi della mia opera.
    Grazie ancora per esserti soffermato.
    Buona giornata
    D.

  4. Sicuramente più concreto e meno rappreso nel verbo e nel soggetto-oggetto.
    Sono davvero felice che tu abbia colto questo richiamo a Deleuze nel titolo; ho anche io avvertito questa analogia nel momento in cui cercavo un senso al mio rappresentare.
    Le piege della materia di supporto (carta imbarcata, piena di onde), della materia rappresentata (il corpo della donna piegata) sono anche insieme il dischiudersi del senso e dei sensi (da intendersi come sensualità e come significato): l'opposto spiegarsi in rapporto alla piega.

    Buona settimana anche a te
    A presto.

  5. Grazie Elio, sono felice che ti piaccia. Anche io ho avvertito un “ritorno” in questi ultimi miei quadri e in quest'ultimo in particolare. Anche se nel visionario non è da escludere a priori il concettuale, ma il concetto viene ex post per così dire, l'immagine non è funzione del concetto e anzi non dovrebbe mai esserlo a mio avviso. Però la sovrapposizione del concetto alle volte la rende più funzionale altre lascia parlare l'immagine ben oltre. Per cui il “nome” (o titolo) spesso suggerisce l'indicibile.
    Buona giornata
    A presto

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