Terzo estratto dal mio racconto
…occorre trovare l’uscita, l’uscita! In quel labirinto ogni movimento, persino lo stare fermi, era necessario ed insieme privo di senso particolare… poteva o avanzare a grandi falcate, affrettandosi verso non si sa dove, oppure trascinarsi titubante, ragionando su ogni mossa, a piccoli passi, oppure ancora fermarsi ad attendere… trovare l’uscita, l’uscita!, ma verso dove?, ma a cosa portava quell’intrico di corridoi? Passaggi dopo passaggi, soglie dopo soglie, gallerie sotto terra, uniforme ripetersi di muri simili, luce intravista in fondo al cunicolo, sfarfallio, pallida presenza… riverbero dell’uscita… sognava il momento in cui quella luce laggiù che intravedeva fioca, quasi solo indovinata, immaginata, forse allucinazione, magari lampo negli occhi dovuto alla stanchezza, sarebbe poco alla volta diventata un piccolo lume chiaro, minuscolo, quasi impercettibile, ma definito, un punto splendente lì in fondo, e, avvicinandosi, camminando, a poco a poco, sempre più grande, sempre più grande!, un crescendo che gli avrebbe fatto accelerare il battito del cuore, fino a fargli male – si sarebbe poi tramutata in un fascio radioso come il sorriso della donna amata, come la sua bocca sensuale e socchiusa per essere baciata, come i suoi occhi sereni e attenti su di lui – poi coll’avanzare, finalmente, sarebbe diventata un’accecante e avvolgente esplosione tanto che non sarebbe più stato in grado di distinguere nulla, solo bianco, bianco bianco e gioia gioia pura gioia… e invece era un’illusione, proprio così: un’illusione!, invece, si tornava nel buio più totale, le tenebre non gli consentivano neanche di vedersi i piedi…. “eppure, si diceva, eppure continuo a percepire qualcosa, devo procedere”…………..
… forse quel labirinto era un gioco beffardo di un dio… forse un essere superiore si divertiva a vederlo in trappola… vederlo sbattere contro il muro, vederlo tastare le pareti per trovare uno spiraglio, vederlo tornare indietro dopo tanta fatica, girare in tondo come un cane che cerca di mordersi la coda…. ah ah ah sì, davvero buffo doveva essere il suo viso allo specchio, il suo viso da funerale, triste, disingannato, stanco dopo tanto peregrinare, il suo viso spento, smunto, doveva essere buffo sì e tutta quella situazione era così comica ah ah ah! l’eterno giocava con lui, egli era alla mercè di un dio che si comportava come un bimbo crudele, sì. La sua testarda serietà gli impediva di ridere del destino grottesco del suo essere al mondo e ciò lo rendeva ancora più comico ah ah ah! L’uscita era lì dietro l’angolo e lui come uno stupido insetto incespicava e girava dalla parte opposta, le volgeva le spalle, o si spostava lateralmente… tornava indietro verso l’entrata, caparbio, quasi sicuro di sé… ah ah ah