Pubblico qui di seguito un pezzo estrapolato da un racconto che sto scrivendo. Il racconto si struttura su un doppio registro: normalità e follia; nella mia idea (ancora in fieri) dovrebbero alternarsi pezzi che raccontano con linguaggio piano la normalità della vita del personaggio e pezzi invece in cui è evidente il lavorio della sua mente che porta poi alla pazzia.
L’apparato di cattura
Il pezzo che pubblico fa parte di questo secondo livello.
Il ragno avanza verso il centro della sua tela, il suo prodigio. Un insieme perfetto se ci si pensa, un apparato di cattura: presente e allo stesso tempo assente, linee invisibili che irretiscono d’improvviso, come un pensiero mai pensato che s’installa ingombrante nella nostra mente, diventando ossessione, luogo di caccia ed attesa, di meccanico movimento che coinvolge però la volontà. Il ragno sa a cosa penserà la sua preda: con un misto di stupore e paura si dibatterà cercando di capire perché le sue ali si muovono a stento e come ha potuto essere intrappolata. L’orrore è palpabile in certi momenti e ci si chiede sgomenti chi possa averlo suscitato. L’invisibile cattura il visibile e lo intrappola per cibarsene, ne succhia il midollo. Chi non sa vedere le tele e le trame che ordiscono il suo destino vive tranquillo finché non ha il sentore che la realtà è una pura finzione, infima parte, semplice barlume, finché non rimane intrappolato e si rode il fegato dalla disperazione, finché non capisce che la luce che illumina il suo mondo è solo il riverbero di un riverbero.
meraviglia!
grazie Romina, è questo il racconto di cui ti dicevo 🙂 procede per ora, speriamo in bene 🙂